Nel saggio introduttivo del primo Meridiano italiano a lei dedicato (Fiabe gialle), Antonio Moresco ha definito Agatha Christie "una scrittrice nello stesso tempo convenzionale ed estrema, realistica e mitico-fiabesca, esistenzialista e metafisica". Dietro l'esorbitante produzione di polizieschi, spy story, pièce teatrali e romanzi rosa che lei stessa era solita sminuire definendola "una fabbrica di salsicce", si cela una scrittrice di mestiere che nella letteratura commerciale e di puro intrattenimento ha conquistato una voce assolutamente peculiare, attingendo alla tragedia greca, a Shakespeare e alla Bibbia – non meno che al suo difficile vissuto – per creare un universo narrativo talmente consapevole di sé da lambire i terreni della fiaba e del mito. Non è forse questa felice dissimulazione a incatenarci ancora oggi ai suoi libri?