"Vedi Napoli e poi muori", recita il detto popolare. Ma a leggere certe opere di Alessio Arena (Il sesso degli alberi, La letteratura tamil a Napoli) e Sabrina Efionayi (Padrenostro), sembra vero il contrario: l'avvenenza della città non ricolma subito lo sguardo – come vorrebbe una logora convinzione che dà presto adito alla più volgare turistificazione –, ma va spesso conquistata tra crocicchi squilibrati e delizie martoriate dove dimorano ragazze "peccatrici" in fuga dall'ipocrisia, "femminielli" dagli infiniti talenti perseguitati da una cultura machista, migranti e diseredati in grado di reinventare le coordinate più rappresentative di uno spazio urbano. Partendo da qui, sostengono due splendide voci della narrativa italiana in compagnia di Mohamed Maalel (Baba), la città si veste a festa per decantare i suoi volti più veri e, forse, più belli.