Se il Cristianesimo ha attinto a piene mani dalla cultura classica per strutturare le proprie fondamenta teologiche e trovare una lingua universale, è vero anche che per secoli ha continuato a considerare con sospetto e ostilità molti testi antichi e tardoantichi che guardano a culti misterici e isiaci o che propugnano l'immortalità dell'anima, riportati a nuova luce dall'avvento della stampa. Tommaso Braccini illustra alcuni di questi testi considerati a lungo manifesti del paganesimo – come la Repubblica di Platone, gli inni omerici, le Metamorfosi di Apuleio – specie presso i neoplatonici e i loro epigoni bizantini e rinascimentali, e che hanno destato l'allarme delle autorità ecclesiastiche al punto da essere additati, in particolare nei Disquisitionum magicarum, libri sex di Delrio, come testimonianze di pratiche o manifestazioni diaboliche.