La ricerca del vero come esercizio di libertà

Ne è trascorso già un quarto, e di questo secolo possiamo affermare che una delle sue inquietudini più profonde riguarda la verità. Presa in ostaggio dalla propaganda, drogata da complotti e complottismi, vilipesa dalla superficialità e dall’assenza di memoria, esaltata e confusa da intelligenze artificiali e da naturalissime idiozie, la signora verità appare a portata di mano ma sempre ci sfugge, lasciandoci nell’incompiutezza e nel sospetto, assai diffuso, di vivere in un grande auto-inganno universale. E se la chiave per afferrarla fosse, invece, nell’esercizio condiviso dell’immaginazione e della fantasia, da contrapporre al solitario onanismo social?

Yari Selvetella, a partire dal suo romanzo “La mezz’ora della verità” (Mondadori, 2025) ci porterà nella sua officina creativa per raccontarci le storie, i fatti di cronaca, le reminiscenze letterarie e cinematografiche che lo hanno guidato e ispirato nel creare personaggi e scene del libro. Una rappresentazione vivida e, a tratti, amaramente comica, di quel che (non) avremmo voluto sapere sul concetto di verità nella nostra epoca.

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